“Ché a nulla vale incontrare qualcuno o qualcosa se nessun lampo si produce nella mente.”

mercoledì 5 settembre 2012

Un bel dì, come in un sogno, mi ritrovai in un tempo andato tra cavalieri e dame, tra tenzoni, amori e avventure. Chi ha scritto questo libro sono mani sapienti dello scrivere, c'è esperienza, studio. Ciò che è piaciuto, oltre la storia, sono gli ambienti descritti con quasi maniacale particolarizzazione e il linguaggio, dove si nota uno studio filologico dell'epoca. Complimenti è un bel libro, Vi consiglierei di continuare a scrivere altre storie, leggende ect...Ciao al prossimo vostro libro. 
   Adriana Sicari 

sabato 9 luglio 2011

Care  Elena e Vittoria,

finalmente il mese scorso durante una breve vacanza sono riuscita  a leggere in un paio di giorni Bisclavret, ho sempre una lunga pila di libri che mi attende sul comodino e purtroppo il tempo che posso dedicare  alla lettura è sempre meno di quello che vorrei.
Dire che ho trovato la storia insolita e affascinante è riduttivo, quello che mi è piaciuto in modo particolare è il linguaggio utilizzato per descrivere i sogni del protagonista, non deve essere stato facile riuscire a rendere così bene delle immagini del mondo di oggi con termini  ed espressioni medievali, il risultato è davvero sorprendente.
Sento già la mancanza di questo personaggio che è una donna nei panni di un uomo, con  una femminilità intrinseca e prorompente nel pensiero e nei ragionamenti non nella gestualità e nei comportamenti, spero che lo farete rivivere presto in altre avventure, resto in attesa….
Un caro saluto

Lucetta Scainelli


giovedì 23 giugno 2011

Care Vittoria Delsere ed Elena Maffioletti,
vi scrivo per manifestarvi le mie impressioni a proposito di Bisclavret - Storia luminosa di tempi bui.
Ricorderete la presentazione del vostro volume a Bari, nella città vecchia, presso il pub letterario “eKoiné”.
Io ero là quella sera, sono Ivan; e tra l'altro ho gradito molto la simpatica conversazione che si sviluppò in occasione di quell'incontro: si è trattato - non lo dico per semplice cortesia - di una delle più belle e originali presentazioni di libri alle quali mi sia capitato di partecipare negli ultimi tempi.
Bisclavret è un romanzo che resta impresso, una volta letto, ed è proprio vero quello che disse quella sera l'amica Claudia, presentandocelo: quando la lettura del libro è terminata, rimane nel lettore la nostalgia di quei personaggi.
C'è un aspetto che salta agli occhi, in ogni caso, al di là della qualità della narrazione: l'estrema cura nella scrittura; dalla ricerca delle espressioni e dei termini giusti e adatti al clima storico della vicenda, e dal collegamento logico delle varie parti del testo per evitare incongruenze, sino alla stessa attenzione per la pulizia formale delle frasi, tutto contribuisce a dare la positiva impressione di un impegno preso sul serio, e di un testo profondamente amato da chi l'ha ideato e scritto.
Tante, troppe volte si constata che oggi la scrittura non è “presa sul serio” dagli scrittori, e tanti nuovi romanzi dànno in chi li legge una sensazione di sciatteria e pressapochismo, contrabbandati di volta in volta per atteggiamento “minimalista”, naif, o beat, o freak, o quant'altro. Oppure si tratta – nel migliore dei casi – di esercizi stilistici che sul piano dei contenuti non hanno niente da dire. O ancora, se un qualche contenuto c'è, vola “molto basso”, nei dintorni di impressionismi diaristici al limite dell'adolescenziale.
Per fortuna, il vostro Bisclavret è l'esatto contrario di tutto questo, ha la giusta ambizione di essere veramente “romanzo” nel senso migliore (e non frainteso) del termine, perché alla meraviglia del raccontare fatti eclatanti e incredibili unisce la lettura “morale” delle vicende, per farne canone universale.
La rilettura del rapporto uomo – lupo, e quindi del mito del “lupo mannaro”, è poi originale e avvincente, come la capacità di trasfigurare l'attualità nell'Età di Mezzo; e ancora, è pregevole la ricostruzione dello stesso Medio Evo in una chiave attenta alle sfumature e ai chiaroscuri, che risulta implicitamente critica sia verso la lettura “nostalgica” di quell'epoca storica, tipica dei reazionari, che verso la lettura totalmente in negativo offertane dagli Illuministi.
Gli intermezzi “visionari” del protagonista, con le sconvolgenti apparizioni di immagini del nostro tempo, sono un pezzo di bravura a parte, che contribuisce – insieme ad altri elementi, sempre usati con sapienza e misura – a rinnovare lo schema di racconto tradizionale al quale Bisclavret si rifà, e mi ricordano in qualche modo la “trovata” di Mark Twain per il suo Uno yankee alla corte di Re Artù. Ma nel vostro libro le epifanie del futuro hanno un aspetto letterario più ricercato, grazie al quale l'ironia brilla di miglior luce.
Penso che molte altre cose ci sarebbero da dire, e sicuramente molte ne dimentico; ma mi sembra importante dirvi soprattutto che ci vogliono romanzi come il vostro, al tempo stesso scorrevoli e rigorosamente costruiti. Se ne sentiva la mancanza, e perciò mi auguro veramente che abbiate voglia di impegnare le vostre penne di scrittrici in un'altra sfida come questa.
Un cordiale saluto
Ivan Scarcelli

venerdì 10 giugno 2011


Care Autrici, è da un po’ che non ci sente, beh sempre le solite notizie, ma in generale va normale. E voi? Spero che vada tutto per il meglio!
Ad ogni modo vi sto scrivendo anche per dirvi che ci sono delle frasi e delle parti nel vostro libro che mi hanno veramente colpito!
Una di queste è descritta nella pagina 174 dove Aimone, dopo aver combattuto Corbino di Oroskyaneos, si dirige verso una quercia dove i due cavalieri sconosciuti che avevano intrapreso la battaglia contro i banditi lo raggiungono e gli parlano. Mi piace moltissimo ciò che dicono degli uomini che vivevano in tutt'uno con la natura, erano fedeli e si recavano in posti dove, meditando, prendevano le sembianze dell'animale che rappresentavano.
Mi piace anche ciò che dicono alla fine :
“Non tormentarti per ciò che sei. Significa che l'eredità dei tuoi antenati è ancora attiva in te. Quello che impari da lupo non lo ricordi da uomo, ma la tua mente lo tiene in serbo per i momenti in cui ti sarà utile. Non temere le metamorfosi. Esse ti rendono più umano.”
Vorrei chiedervi come avete fatto a scrivere qualcosa di così magnifico, anche se è soggettivo, aggiungendo pure che tutto il libro è magnifico per me quanto questa parte. Le parole dei due cavalieri mi hanno veramente colpito.
Insomma, vi ringrazio moltissimo per le "avventure" che mi avete fatto  vivere mentre leggevo il vostro libro, che è davvero unico e inimitabile per me.
Vi auguro un buon proseguimento di giornata,
Ahuuuùùù!
Marco Masotina

giovedì 5 maggio 2011

BISCLAVRET: scritto molto bene, secondo me va letto lentamente, prestando molta attenzione anche alle minime descrizioni sia  dei luoghi  che delle cose e delle persone,  perché sono comunque frutto di un sensibile e notevole lavoro di studio  e ricerca da parte delle scrittrici.

Quest’ultima considerazione credo riguardi anche il glossario, che forse è consigliabile consultare man mano si incontrano nomi strani anche di persone, per capirne meglio il significato e la ricerca  sopra citata.

 Bella la personalità di Aimone: pur vivendo in un periodo buio, con un ruolo abbastanza combattivo e pure una natura lupesca, dimostra molta sensibilità e rispetto sia verso il mondo umano,  femminile,  che verso i suoi subalteni ed il regno animale.

Tramite le visioni,  pur di fronte ad un villaggio distrutto ed a “ villani “ massacrati emerge l’ottimismo e la speranza di Aimone per   una società dove vengano riprese le normali attività  e si possa godere della quotidianità in contrapposizione a distruzione, duelli e sangue. Gli basta vedere un bel paesaggio naturale perché gli  torni il buon umore e gli si scaldi il cuore.

Le visioni di Aimone permettono anche l’uso di termini contemporanei quali colesterolo, diabete, gelati. Si percepisce la propensione e l’essere favorevole  del personaggio all’ uso di  strumenti che migliorino la qualità della vita umana e perché no animale.

Mi è piaciuto molto il capitolo in cui il protagonista va a trovare la seconda madre lontano dall’abitato e le affida i fratellini orfani…. e la descrizione della nevicata e del giorno seguente.

 Credo sia stato fatto un buono studio sulla vita e comportamenti dei cavalieri , delle loro armi e duelli. Si avverte la divisione in classi sociali, certi comportamenti sono consentiti ad alcuni e non ad altri in base al livello sociale, ma di questa cosa, in amore, Aimone un po’ “ francamente se ne infischia “.


Complimenti ad Elena e Vittoria ed attendiamo nuove avventure del cavaliere ………. ( nessun riferimento a quello dei giorni nostri ……..)

Grazia

sabato 23 aprile 2011

Care autrici,
mi ero dimenticato di farvi i complimenti anche per il prezioso glossario, che per chi ama le parole è come frugare in un sacchetto pieno di gioielli e perle rare.
Uno di questi giorni vi indico un paio di pezzi che mi sono piaciuti particolarmente - ci ho fatto una bella orecchia così non me li perdo!

Gabriele