“Ché a nulla vale incontrare qualcuno o qualcosa se nessun lampo si produce nella mente.”

mercoledì 2 marzo 2011

   Con grande piacere pubblichiamo la nota critica dell'amico Alessandro Cocuzza, ringraziandolo di cuore per l'attenta lettura.
   
  
  
    Un libro piacevole e ben scritto con un licantropo "umano, troppo umano" per protagonista e io narrante che deve affrontare una "ricerca" per accettare la propria natura e conoscere meglio il mondo: un "suchende" nel senso di tanti romanzi di formazione e in particolare di molti personaggi di Hermann Hesse...
   Peculiarità del cavaliere Bisclavret, ossia Aimone di Torrarmata, la cui figura è mutuata dai "Lais" di Maria di Francia, è che vive la rara esperienza di avere delle visioni che lo fanno viaggiare nel tempo, cosa che introduce una forte nota di ironia e comicità nella narrazione, visti i continui riferimenti a fatti e personaggi contemporanei a noi noti, coi loro tic, vezzi e modi di dire. Da queste esperienze particolari il giovane ricaverà spunti per la sua tormentata ricerca, da cui uscirà "del mondo esperto / e de li vizi umani e del valore".
   Leggendo il romanzo ci troveremo a nostro agio in questo Medioevo ricostruito con attenzione e amore dei particolari, attraverso un linguaggio che fa talora il verso a quello dell’epoca in cui i fatti si svolgono ma che, proprio durante le visioni di Bisclavret, attinge al gergo dei nostri tempi... Anche perché il nostro cavaliere, come il Guglielmo di Baskerville de “Il nome della rosa”, è, ad onta e forse anche grazie alla sua duplice natura, un personaggio al di là della logica sanguinaria del suo tempo e moderno nella sua razionalità e fiducia nella tecnica e nel “progresso”. Come possiamo vedere, ad esempio, nell’episodio delle "stapfe".
   Il romanzo risulta ancora piacevole per i numerosi rimandi disseminati nel testo a opere letterarie, personaggi e altro che un lettore attento non potrà fare a meno di cogliere.

   

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